8 giugno 2014

I diari di geriatria: Giorno 1 - Le lacrime di coccodrillo

5 Giugno 2014

Eccomi qui, appollaiato in poltrona sugli spalti centrali dell'Auditorium di Pistoia, a fingere di prendere appunti durante l'ennesimo congresso di geriatria. Blocco e penna omaggio sono un'occasione immancabile alla divagazione.



Il Dott. Francesco Biagini oggi veste mocassini di cuoio marroni, pantaloni a tubo beige e camicia azzurra a trama geometrica (Se l'eccessivo sfoggio d'eleganza vi stupisce, tenete di conto che il presidente ed organizzatore del congresso è il Dott. Padre, e la cosa mi turba, alquanto). Ho malditesta, sono ancora disidratato, credo. Ieri notte, al concerto dei la Femme, il Biagio vestiva stivaletti di pelle chiara alla caviglia,  chinos gessati, t-shirt amaranto, gilet di cotone scuro e l'immancabile fedora nero...almeno finchè l'ora e mezza di pogo incessante non ha trasformato il gilet in un asciugamano di fortuna e la maglietta in mezzo metro di allegria apppiccicaticcia. Due immagini del come, tutto sommato, io sia un po' fuori luogo ovunque.

"È una fase di passaggio" "Si tratta di un momento di cambiamento" eccetera, eccetera eccetera...Ma quando mai non lo è stato? Credo che la differenza sostanziale di questi giorni rispetto ai mesi - o agli anni - precedenti è che mentre io muto pelle come i serpenti, l'ambiente che mi circonda sembra non fare altrettanto. Ho un'idea abbastanza precisa di cosa sia l'intelligenza, e questa sta nel sapersi adeguare a quello che ci circonda o, ancora meglio, nell'adattare il nostro mondo a quello che vogliamo. Ed eccoci quindi al punto della riflessione: cosa voglio? Risposta secca: niente. Postilla: mi sento un coglione.

Citando un intramontabile testo della letteratura internazionale - Harry Potter e la pietra filosofale - l'uomo più felice della terra guardandosi nello Specchio delle Brame vedrebbe solo sé stesso, così com'è: una delle più grandi cazzate mai scritte, a mio modo di vedere (NB: la frase, non il libro). La vita è sentire la mancanza, è un desiderio continuo, è volontà. Uno che non desidera altro che la sua vita così com'è,o è in punto di morte oppure è in quel momento eccezionale che si raggiunge appena dopo aver concluso una grande impresa. Diciamo pure che vivere è una grandissima rottura di coglioni, ma è da idioti desiderarne la fine. Le grandi imprese sono passate da un po' ormai e la mia meritata vacanza sta assomigliando sempre più alla disoccupazione più impunita. Lavoricchio - ho anche preso il primo stipendio - ma la remunerazione è occasionale e le opportunità di un'occupazione fissa dipendono essenzialmente dal mio ingresso o meno in scuola di specializzazione (esame a Ottobre). Nel frattempo più che fare quello che voglio, ormai direi che mi gratto pruriti. Intendiamoci, sono proprio i pruriti e i fastidi che ci fanno muovere il culo dalla sedia - e fa sorridere questa frase scritta accovacciato nel bel mezzo dell'intrigante simposio sulla "comunicazione orale col paziente affetto da Alzheimer" - ma non è abbastanza. Sto evadendo da qui per non sprofondare nella poltrona. Ma la verità è che sto fuggendo anche dalle esagerazioni notturne, anche se al terzo bicchiere in genere me ne scordo. Comincio a credere che la mia sete venga più da un desiderio di eterna gioventù che da un reale bisogno di divertimento. Sto tentando di continuare a fare quello in cui sono diventato bravo, a perpetuare l'immagine mentale di un Biagio che non esiste se non da sbronzo - e che forse solo per questo mi appare tanto desiderabile.

Seghe mentali, eh? Ebbene che vi aspettate possa scrivere qui dagli spalti? Volete la telecronaca de "il counseling continuativo al caregiver nei diversi contesti di cura"? Vedete da un lato sono stanco di essere il solito coglione di sempre, e dall'altro non ho nessuna intenzione di abbandonare tutto questo per cucirmi addosso un camice bianco. Tanto succederà comunque. La statistica dice che i medici che entrano in scuola di specializzazione escono fuori trentenni e sposati e - abbastanza spesso pure disoccupati - avreste voi davvero tanta furia di diventare specialista? Diciamo pure che che da qui a 10 anni mi vedo stressato, eccessivamente squattrinato e senza un briciolo di tempo libero. Soluzioni plausibili?
a) Fuga
b) Matrimonio con donna schifosamente ricca
c) Eroina
e ottimisticamente d) trovare almeno altri 100 ottimi motivi per cui valga la pena alzarsi dal letto ogni mattina.
A voi la scelta. Ovviamente B. 

Potrà sembrarvi idiota, ma vi giuro che una delle poche cose che desidero in questo momento è un bello scatolone Ikea ancora chiuso, possibilmente senza istruzioni. Ho veramente esaurito gli espedienti per passare le giornate, e oltretutto il problema è che non saprei più dove metterlo, il mobile. Uno ancora più grande è che non mi manca niente da troppo tempo. Questo, signori miei, per un ragazzo iperattivo con una spiccata inclinazione alla malinconia e alla drammatizzazione, è un disastro.


Eppure c'è una verità più dolce scritta in queste righe. Io sto bene, e questo è l'effetto che mi fa.
PS: Potrei cominciare a scrivere un libro anziché queste cagate insulse...ma qualcuno lo leggerebbe?

3 commenti:

Margarita ha detto...

Potresti darti alla produzione di meth come il signor White. Ti bastano un amico chimico e un mondo fantastico in cui tutto è possibile.
:D
Comunque l'idea dei mobili Ikea non è da buttare, fossi in te la considererei seriamente XD poi il mobile lo lasci alla Sonia

satyricon ha detto...

Hai mai pensato di cominciare a suonare la fisarmonica?

Simply Biagio ha detto...

Qui c'è del profetico...ho chiesto in prestito all'esimio dott. borchi un'armonica a bocca venerdì